Terzo Settore: intervista al Senatore Stefano Lepri

INTERVISTA AL SENATORE STEFANO LEPRI

A cura di Marina Chiarmetta e Giuseppe Manzone

Negli ultimi due anni nel settore cosiddetto “Terzo Settore”, ed in particolare – per quanto ci riguarda del volontariato – c’è stato un grande fermento sul tema della nuova Legge che si prefigge di normare le varie anime di questo importante mondo.
Insieme a Marina Chiarmetta abbiamo ritenuto interessasse i nostri lettori avere informazioni sullo stato dell’applicazione della legge, che viene esplicitata tramite i Decreti Attuativi, tuttora in elaborazione.
Questo importante atto legislativo avrà un fortissimo impatto su tutte le Organizzazioni che operano a favore dei più deboli perché ne rivoluzionerà tutti gli aspetti (l’albo unico, la parte fiscale, l’abrogazione della legge 266/91, lo stato di ONLUS, l’abolizione dei Comitati di Gestione, la rimodulazione dei Centri di Servizio, le risorse da mettere in campo, ecc).

 

Il Senatore Stefano Lepri ha studiato e praticato il Terzo Settore fin da giovane, dedicandoci i primi anni lavorativi dopo la laurea. Ha cercato di valorizzarlo durante gli otto anni da Assessore ai servizi sociali a Torino e in quelli fatti in Consiglio regionale. Nella legislatura appena chiusa, la XVII, è stato relatore del disegno di legge delega al Senato, dando un particolare contributo a migliorare il testo approvato.
Secondo Lepri “la nuova legge delega sul terzo settore e i relativi decreti legislativi sono uno dei più importanti risultati di questa legislatura. Il fatto di avere una comune carta di identità-caratterizzata soprattutto dalla finalità civica e solidaristica, dallo svolgimento di attività di interesse generale e da vincoli stringenti nella eventuale remunerazione dei fattori produttivi- favorirà azioni di sistema tra i diversi soggetti. Il riconoscimento del terzo settore come soggetto unico, pur articolato in diverse formule, consentirà di individuarlo spesso come soggetto idoneo nel dare risposte ai bisogni di protezione sociale, cura della salute, tutela del patrimonio artistico e ambientale, cultura, educazione, tutela dei consumatori, eccetera.

A – Senatore può dirci lo stato dei decreti attuativi delle recenti L 106/2016 e Decreto Legge 117/3 luglio 2017 e data la quantità quali tempi richiederanno per l’entrata in vigore definitivamente.

Questa legislatura ha visto l’approvazione della legge delega e di tutti i decreti legislativi. Ora il Ministero sta emanando i decreti ministeriali per rendere applicative diverse norme. In diverse parti la legge è già completa e non ha bisogno di ulteriori precisazioni. Comunque il percorso legislativo è stato interamente completato.

B – In particolare può illustrarci a che punto sono le disposizioni su 1-Reti associative (da 500 a livello nazionale passate a 100 in 5 Regioni?) 2- il Consiglio Nazionale Terzo Settore; 3 Il Fondo Unico Nazionale; 4- l’organismo nazionale di controllo;5 la Fondazione Italia Sociale.

Le nomine per la Fondazione sono state fatte. Il decreto per l’Organismo di controllo è attualmente alla firma del Ministro. Per il Fondo unico sono state assegnate le risorse ai progetti approvati. Il decreto per il Consiglio Nazionale è previsto per fine gennaio. Per le Reti associative ragionevolmente andremo a marzo.

C – Il volontariato, che pure è ampiamente conosciuto ed apprezzato ritiene non sufficientemente sottolineata la sua gratuità, a fronte della soverchiante presenza nel terzo settore di figure che perseguono il profitto.

Nessuno può perseguire il profitto. Anche le imprese sociali hanno finalità solidaristiche, civiche e di utilità sociale e devono devolvere tutta o la parte maggiore di eventuali utili ad una riserva indivisibile che è vincolata sempre a pubblica utilità. Il valore della gratuità delle organizzazioni di volontariato è ampiamente riconosciuto e valorizzato, basta leggere legge e decreti. Ma il dono è solo uno dei tre codici del terzo settore, gli altri due sono la manualità e lo scambio economico, pur orientati a interesse generale ed entro campi di attività ben definiti.

D – E’ inoltre preoccupato per l’esiguità dei fondi destinati alla progettazione assegnati ai CISV per una platea che viene ad ingrossarsi in maniera considerevole. Di fatto il volontariato non può vivere solamente con le quote associative, il 5×1000 e la copertura dei costi assicurativi qualora operi a favore degli Enti pubblici.

I fondi per i CISV sono garantiti per un triennio e con criteri che escludono le oscillazioni di bilancio registrati negli anni passati. Quindi la nuova legge garantisce certezza e continuità nelle risorse. Usufruiranno del CISV anche gli altri enti del terzo settore, ma limitatamente alla valorizzazione e formazione dei loro volontari. Il grosso delle risorse continuerà ad essere rivolto alle organizzazioni di volontariato. Il 5 x 1000 è stato definito nel suo funzionamento e la dotazione è stata innalzata e fissata a 500 milioni di euro l’anno. Ci sono anche significativi fondi nazionali rivolti agli enti di terzo settore diversi dalle imprese sociali. Infine, sono facilitate ed incentivate le donazioni: sta al volontariato organizzato fare in modo di poterle ottenere da benefattori, persone o imprese.

E – Ci pare che le imprese sociali siano una forzatura nell’ambito delle Associazioni di vario tipo che non perseguono il fine economico. Lei come vede il fatto che il capitale investito sia remunerato a fronte dell’obiettivo più volte sottolineato dell’invarianza dei costi: questo esborso non va a discapito di altre organizzazioni?

Oggi ci sono già 100.000 realtà in Italia che vendono i loro servizi senza scopo di lucro, di cui quindicimila circa sono cooperative sociali. Le altre sono associazioni o fondazioni. Inutile negare la realtà, che invece andava regolamentata. Chi svolge prevalentemente attività imprenditoriale può assumere la qualifica di impresa sociale, oppure no. Ma in questo secondo caso deve comunque osservare gli obblighi di trasparenza e rendicontazione previsti per le società. Mi sembra giusto. Quanto alla remunerazione del capitale investito, abbiamo adottato il modello già previsto per le cooperative sociali: la maggioranza di eventuali utili non potrà mai essere distribuita e resta per sempre a pubblica utilità. Una parte minore può, sottolineo eventualmente, essere destinata a mantenere il valore reale del capitale investito.

F – Infine ci piacerebbe avere il suo parere su come il volontariato singolo possa collaborare con le Associazioni come la nostra, che nel servizio svolto negli Ospedali, Case di Riposo, Ospice, malati gravi ecc. prevede la presenza puntuale su cui gli Enti possano contare e non una disponibilità discontinua come può offrire una persona non appartenente ad un’Organizzazione strutturata.

Il volontario è riconosciuto come figura che può operare anche singolarmente, ma certo lo spirito della legge favorisce il suo impegno entro gli enti di terzo settore e in particolare entro le organizzazioni di volontariato. Il volontario singolo è stato prefigurato per situazioni dove prevale l’occasionalità dell’impegno. Quindi in realtà come l’AVO, che richiede una certa continuità e una sicura formazione dei suoi volontari, vedo inopportuno e improbabile, la previsione di impiegare volontari singoli, non iscritti nel registro dei volontari.