Impressioni e Suggestioni dalla IX Conferenza dei presidenti delle AVO d’Italia – Lecce 19/21 maggio 2017 (Maria Grazia Laureano)

E’ sempre una grande emozione partecipare a un evento nazionale AVO e Federavo: fonte di formazione e idee da portare con noi, ma soprattutto di scambio costruttivo e piacevole tra volontari e presidenti di ogni parte di Italia.
Quest’anno è avvenuto anche qualcosa di diverso, un filo rosso ci ha legati e ha attraversato, ancora più degli anni scorsi, tutta la conferenza: il ricordo e la presenza di Erminio e Nuccia Longhini.
Ricordo affettuoso nelle parole del Presidente Federavo Massimo Silumbra, che apre i lavori con un minuto di silenzio dedicato a queste due persone così importanti per tutti noi, ma anche affermazione decisa dei principi fondamentali per l’associazione e per i volontari che il prof. Erminio e la sig.ra Nuccia ci hanno sempre trasmesso in tanti anni di presenza amorevole. Silumbra individua due figure centrali su cui focalizzare il suo e il nostro impegno: il volontario, a cui deve essere rivolta una formazione e attenzione costante, e l’ammalato, in favore del quale dobbiamo effettuare cambiamenti nel nostro servizio perché sia adeguato ai nuovi bisogni, come la domiciliarità e l’ambito psichiatrico. E a sostegno di questi concetti porta proprio degli interventi del Prof. Longhini, tratti dai verbali Federavo dal 1995 agli anni 2000.

Le sessioni di approfondimento pongono, quindi, il focus su questi temi.In  “Selezionare – Formare – Accompagnare i nuovi volontari – Corso base – Corso per selezionatori – Corso per tutor: linee guida per le AVO” le relatrici Gabriella Compagnoni, Consigliera Federavo,  Bruna Meloni, Vicepresidente del Consiglio delle Regioni e Presidente AVO Lombardia,  Clotilde Camerata, Presidente AFCV, ci parlano delle buone prassi su cui basare la formazione dei volontari. Viene ribadita l’importanza di creare uniformità tra tutte le AVO, seguendo le indicazioni della Federavo, per contenuti e durata del corso base e per modalità di tirocinio, che vengono ampiamente illustrate. Importante creare un gruppo di volontari selezionatori, che abbiano competenze e conoscenze uniformi per poter effettuare in modo organizzato i colloqui con  gli aspiranti volontari.  Fondamentale anche la formazione dei volontari – tutor per il tirocinio, che dovrebbero essere appositamente selezionati per poter trasmettere le proprie competenze e conoscenze in modo motivante, riflettendo su sé stessi e sul tirocinante insieme a quest’ultimo, valutandolo in modo sempre propositivo, accogliendolo e accompagnandolo nel  percorso.
Anche parlando di domiciliarità nella sessione dedicata: “Assistenza domiciliare – Esperienze del territorio”, Carla Messano, Vicepresidente   rappresentante Consiglio delle regioni in direttivo Federavo, Nadia Gandolfo, Presidente AVO Torino, Maria Paola Tripoli, Presidente SEA ( Servizio Emergenza Anziani ), partono dal pensiero del prof. Longhini che definisce il volontariato a domicilio come “terza via dell’AVO” e  espongono  esperienze in questo senso realizzate in Piemonte. Definiscono la domiciliarità evidenziandone gli aspetti positivi:  risposta ai bisogni reali di una grande fascia della popolazione e  grande soddisfazione per il volontario, che ha l’occasione di instaurare rapporti profondi e duraturi con le persone che aiuta; ma ponendo anche in evidenza alcune criticità e come superarle, formando volontari adatti e competenti a osservare, ascoltare e sostenere le famiglie in un’ottica di accompagnamento e condivisione.
La mattina di domenica 21 è interamente dedicata al ricordo di Erminio e Nuccia Longhini ascoltando le loro parole, la musica che amavano , proposta dalle giovani allieve del Conservatorio di Lecce, le testimonianze dei relatori. Infatti, nella sessione   “ La Reciprocità genera vita”, a cura della Redazione del Nuovo Noi Insieme e della AFCV, i testimoni  Claudio Lodoli, Stefano Longhini, Giorgina Orgiu, Daniela Gori, Clotilde Camerata, ci forniscono, con interventi spontanei e commossi, una fotografia di queste due grandi figure  seguendo come filo conduttore tre temi che Essi stessi hanno indicato come fondamentali per il  volontario: Reciprocità, Letizia, Dono.  Temi presenti in maniera costante e trasversale negli scrittidi Erminio Longhini, che ritroviamo nella magnifica raccolta realizzata per l’occasione dalla AFCV ” Parole, pensieri, il dono di Erminio”, importante strumento di approfondimento, formazione e supporto per tutti noi volontari;  nella video intervista del 20 ottobre 2012  che apre i lavori e che noi tutti presenti guardiamo commossi; nei brani letti da Ivan Raganato, tratti appunto  dai molti documenti che ci ha lasciato.
Riferimenti a questi concetti anche nei ricordi di Stefano Longhini, che ci regala stralci di vita quotidiana e degli ultimi sereni, pur se sofferenti, giorni di vita in ospedale in cui suo padre ha, appunto, “chiuso il cerchio” trovandosi nella condizione di malato dopo essere stato medico e volontario. Egli parla dei genitori come di persone che hanno creato e condotto l’AVO avendo sempre in mente gli altri, mai pensando a loro stessi; il loro esempio suggerisce che dobbiamo avere sempre presente che  l’associazione e i volontari  devono  certo evolversi, ma sempre  in funzione dell’altro, del malato, per il suo benessere e per quello di tutta la comunità.
Daniela Gori testimonia il Longhini medico nel rapporto con la sua équipe di reparto, con gli studenti  e con i pazienti, riporta come Egli ha concepito la figura del volontario in maniera intermedia tra il medico e il malato:   il primo non può farsi coinvolgere dalla storia dei singoli perché il peso continuo della malattia lo distruggerebbe e il secondo è solo e  non riesce a aprire il suo cuore al medico, mentre lo fa con il volontario che è un amico sconosciuto, sempre presente, che non chiede, ma dona e riceve in letizia: “un ponte amorevole tra la malattia e la speranza”.
Anche Giorgina Orgiu, descrivendo commossa Nuccia Longhini e leggendo tanti suoi pensieri rivolti ai volontari, parla di reciprocità, letizia e dono. Racconta della sua presenza costante, autorevole, accogliente, dolce e gioiosa, accanto alle AVO che nel tempo sono nate in tutta Italia; del suo spirito di servizio, di quanto sottolineasse l’importanza dell’alternanza nelle cariche all’interno dell’associazione, “che non è nostra, ma di cui noi siamo i servitori”. Di come si prodigasse per creare letizia fra i volontari perché solo in questo modo è poi possibile trasmetterla come dono nel nostro servizio e presentarci con “il sorriso e mani colme di amore per malati, familiari e personale”.
Chiude le testimonianze Claudio Lodoli che traccia un inedito ritratto intimo dell’amico Erminio. Persona dai mille interessi e mille risorse, medico, marito, padre, uomo di scienza, sportivo, appassionato di scacchi. Un visionario, inteso come uomo dotato di grandi capacità di visione, che non si fermava davanti a nulla per realizzare un progetto in cui credeva, ma anche persona mite e semplice che non amava la qualifica di fondatore dell’AVO, ma attribuiva questo merito ai volontari che hanno creato le tante AVO d’Italia. Credeva fermamente nella fratellanza tra gli uomini che comincia da piccoli gesti di amore. Non si sentiva, e lo rifiutava fermamente, perfetta icona irraggiungibile, ma uno di noi perché “non occorre essere il vangatore, ma essere una buona vanga”, a questo tutti dobbiamo mirare e adesso tocca davvero a  noi tutti insieme continuare a far crescere L’AVO.

Maria Grazia Laureano – Presidente AVO Firenze